14
Dic

Demenza digitale, cos’è

Provate a digitare su Google, “demenza digitale”

 

 

Un secondo per 518.000 risultati. Questo vuol dire che parliamo di un argomento che sta sempre più attirando l’attenzione, e sempre maggiori sono gli studi e le ricerche da parte degli esperti del settore.

“Demenza digitale”, coniata in Corea del Sud e ripresa da Manfred Spitzer, si riferisce al deterioramento dei processi cognitivi dovuti all’abuso di tecnologie, in cui si possono riscontrare sintomi comunemente presenti in individui che hanno subito un trauma cranico o affetti da malattie psichiatriche. Sintomi irreparabili che possono portare ad una demenza precoce ma anche ad uno sottosviluppo emotivo per un iperinvestimento dell’emisfero sinistro.

Oggi la comprensione dei meccanismi di apprendimento, memoria, attenzione e sviluppo ci offre una visione più chiara, oltre che delle potenzialità, anche dei potenziali pericoli dei media digitali.

I processi e i meccanismi che condizionano abilità cognitive come l’attenzione, l’evoluzione del linguaggio o dell’intelligenza sono numerosi e diversificati.

Se ci fate caso oggi i numeri di telefono di amici, parenti e conoscenti sono salvati nel cellulare e a parte rare eccezioni, facciamo fatica a ricordarli, anzi, spesso non ci sforziamo proprio, tanto sappiamo che sono li. Ho girato l’Italia, “litigando” con mappe, tutto città e stradari mentre oggi il navigatore satellitare ci indica il tragitto per raggiungere un determinato luogo senza troppa fatica. ( l’uso ricorrente dei navigatori potrebbe inibire il funzionamento dei cosiddetti “neuroni GPS” , per la cui scoperta è stato assegnato un premio Nobel per la medicina)

Gli impegni professionali e non, sono inseriti nel cellulare o in un’agenda digitale. Chi cerca informazioni va su Google; foto, lettere, e-mail, libri e musica sono nella “nuvola” (cloud).

Pensare, memorizzare, riflettere non costituiscono più la norma.

Il concetto di demenza, in questo caso non è collegabile esclusivamente ad una mancanza di memoria, il problema infatti riguarda soprattutto il rendimento mentale, il pensiero, la capacità critica di orientarsi attraverso una quantità di informazioni che non siamo più in grado di gestire autonomamente.

Diversi ricercatori, temono che l’uso non controllato dei dispositivi digitali stia andando a modificare quelli che sono determinati meccanismi neurofisiologici, portandoci, nel tempo, a limitare, o addirittura ad atrofizzare, alcune funzioni cardinali, tra cui l’attenzione, la memoria, l’immaginazione , il pensiero è il senso dell’orientamento. Read more