Riprendendo dal precedente articolo, evidenziamo gli effetti fisici legati all’abuso della tecnologia. i disturbi fisici, più frequenti sono:
Il fastidioso text Nek o iHunch, letteralmente significa igobba, identificato dal fisioterapista neozelandese Steve August, è una condizione del rachide cervicale derivante dallo stress ripetuto della frequente flessione della testa in avanti e verso il basso, allo scopo di guardare il proprio dispositivo mobile.
nell’era pre digitale, l’artrite del pollice, (malattia infiammatoria) interessava principalmente i lavoratori obbligati a operazioni manuali ripetitive, ma da diversi anni colpisce persino gli adolescenti, soprattutto quelli che da bambini hanno usato regolarmente il pollice perennemente posizionato su smartphone e tablet. in questa declinazione è una disfunzione conosciuta come artrite da messaggio.
con le posture errate tipiche dell’uso di dispositivi digitali c’è un alto rischio di soffrire di epicondilite (il gomito del tennista), che si manifesta con un dolore persistente dovuto all’uso combinato di mano, polso e gomito, a causa di una prolungata flessione del gomito per sostenere smartphone e tablet. Potremmo soffrire della sindrome del canale cubitale, ormai definita gomito da cellulare (cellphone Elbow) i cui sintomi sono formicolii all’anulare e al mignolo associati alla debolezza del braccio.
Computer vision syndrome o sindrome da schermo elettronico o stanchezza cronica da schermo. Definisce un affaticamento causato dall’uso prolungato di schermi elettronici ed è alla relativa luce blu. La focalizzazione su uno schermo per periodi di tempo ininterrotti e prolungati, infatti non permette ai muscoli degli occhi di riprendersi generando altri sintomi quali mal di testa, vista offuscata, cervicalgie, affaticamento, occhi secchi e irritati e altri disturbi.
Inoltre, gran parte degli schermi dei device emettono luce blu che, oltre a stressare l’occhio, inibisce il rilascio di melatonina, con conseguente difficoltà del sonno punto secondo alcuni studi questa sindrome colpisce circa il 90% delle persone che trascorrono più di tre ore al giorno davanti a un notebook.
gli occhi sono gli organi che soffrono maggiormente l’abuso digitale da un punto di vista psicologico, lo smartphone costringe l’ottica in un piccolo perimetro rettangolare che limita inevitabilmente la nostra visuale del mondo.
Sindrome da occhio secco
la sindrome da occhio secco è stata da tempo dichiarata dall’ OMS uno dei disturbi più sottovalutati della società moderna. Detta anche sindrome da iper-evaporazione, si riferisce alla sensazione fastidiosa di avere della sabbiolina nell’occhio e dipende da un’ affaticamento della vista, oggi riconducibile soprattutto all’eccessiva fruizione dei dispositivi digitali.
la cinetosi digitale è la versione digitale della cinetosi, disagio che si prova nel mal d’auto o nel mal di mare.
Questa condizione può indurre sintomi quali nausea, mal di testa, vertigini, senso di instabilità e confusione, discomfort visivo e affaticamento. Esiste un sottoinsieme di questo disturbo definito simulator sickness che si verifica quando si videogioca per lunghi periodi con la prospettiva in prima persona per esempio simulatore di volo, e possono verificarsi effetti quale disagio, apatia, sonnolenza, disorientamento e l’onnipresente nausea.
In un interessante articolo, pubblicato su quotidianosanita.it, viene ripresa la ricerca effettuata da TollFreeForwarding.com , una company californiana specializzata in telecomunicazioni internazionali che, in una sorta di esercizio di futurologia evolutiva, ha interpellato una serie di esperti e di graphic designer allo scopo di ‘costruire’ una ‘lei’ del quarto millennio, Mindy.
Il collo. Dopo ore passate a guardare lo schermo del cellulare, il collo viene stressato da questa postura e la colonna vertebrale si disallinea rispetto alle anche; la stessa cosa succede stando seduti ore ed ore alla scrivania per lavorare al computer. Per questo, il collo e la schiena di Mindy appaiono ripiegati verso il petto.
La mano. Gli smartphone stanno già trasformando le mani dei grandi utilizzatori in una sorta di ‘artiglio’ (tecnicamente si chiama ‘sindrome del tunnel cubitale’) perché le dita risultano curvate in una posizione innaturale (per tenere in mano il cellulare) per periodi protratti di tempo.
Gomito ad angolo retto. Lo stesso motivo che induce la mano ad assumere una conformazione ad ‘artiglio’, fissa il gomito in una posizione a 90 gradi. E’ il cosiddetto ‘gomito da smartphone’ dovuto alla necessità di portare il cellulare all’orecchio o di tenerlo davanti agli occhi per mandare messaggi o navigare su internet. Il nervo ulnare che decorre in un solco osseo sul versante interno del gomito ne viene stirato e compresso e questo può provocare parestesie a livello del mignolo e dell’anulare, dolori all’avambraccio e debolezza nelle mani.
Teca cranica ispessita. Una serie di ricerche effettuate sugli smartphone ha attirato l’attenzione sulla presunta pericolosità per il cervello delle radiofrequenze. La stessa Organizzazione Mondiale della Sanità nel 2011 ha classificato le radiazioni dei cellulari come ‘possibilmente cancerogene’ per l’uomo. Un recente studio ha suggerito che queste radiazioni possono avere un impatto sulla memoria. Non è ancora noto se abbiano un’influenza anche su altre aree cognitive. E a destare preoccupazione sono soprattutto i bambini che, assorbono fino a tre volte più radiazioni rispetto agli adulti poiché hanno uno spessore del cranio ridotto. Per questo i ‘futurologi’ hanno preconizzato che Mindy potrebbe sviluppare un ispessimento delle ossa del cranio per proteggersi dalle radiazioni.
‘Collo tecnologico’.Le tecnologie digitali potrebbero farci perdere diversi centimetri in altezza, in particolare a livello del collo. È il cosiddetto ‘collo tecnologico’. Quando si lavora per molte ore al computer o si sta piegati sullo schermo di un cellulare, i muscoli della parte posteriore del collo devono contrarsi per sostenere il peso della testa. Alla fine questi muscoli così stressati, diventano anche indolenziti.
Cervello rimpicciolito. Le tecnologie digitali potrebbero avere un impatto anche sulle dimensioni del cervello. Nel film del 2006, ‘Idiocracy’, un uomo si sveglia dopo 500 anni nel futuro e scopre di essere il più intelligente del pianeta. Il cervello degli altri si è infatti ‘rattrappito’ nel corso dell’evoluzione perché grazie alla tecnologia hanno sempre meno cose di cui occuparsi. Ma a rimpicciolirsi potrebbe essere non solo il cervello ma tutto l’organismo. In futuro dunque i nostri antenati potrebbero essere più piccini, perché per sopravvivere non servirà più essere i più robusti del gruppo.
La terza palpebra. Stare troppe ore davanti ad uno schermo, sia esso un tablet, un computer, un cellulare mette a dura prova gli occhi e secondo alcune ricerche può compromettere l’acuità visiva. Una ‘soluzione’ evolutiva potrebbe essere rappresentata dunque da un qualcosa in grado di proteggere gli occhi dall’esposizione alla luce degli schermi. Come una terza palpebra a partenza dall’angolo esterno dell’occhio o un cristallino in grado di bloccare la luce azzurrina (ma non quella di altre lunghezze d’onda) degli schermi digitali.
onti:
Manfred Spitzer, “Demenza digitale”, Corbaccio Editore, 2013
Luca Bernardelli, “Giuda psicologica alla rivoluzione digitale”, Giunti, 2022
Giuseppe Lavenia, “Le dipendenze tecnologiche”, Giunti, 2018
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