Figura mitologica, un mix tra il Rag. Fantozzi ed il Mago Otelma, il commercialista è quel professionista al quale viene affidata la gestione della nostra dichiarazione dei redditi, ed in alcuni casi, vengono richiesti pindarici giochi di prestigio.
Con l’avvicinarsi della fine dell’anno tutti noi diventiamo commercialisti della nostra “IO S.p.A.”, solo che a differenza del “tradizionale” consulente che elabora costi e ricavi, a noi nessuno ha insegnato come valutare e pianificare la nostra vita, in maniera oggettiva, così come è possibile fare con i numeri.
Tempo di bilanci, dei buoni propositi spesso messi da parte a fronte delle vicissitudini e pressioni.
Gli ultimi anni per molti di noi sono stati un banco di prova molto impegnativo, sia dal punto di vista professionale, quanto personale.
Per qualcuno la pandemia è stata l’occasione per amplificare l’innata attitudine alla “lamentela”, mentre per altri l’opportunità per rimettersi in gioco, davanti a cambiamenti forzati delle abitudini e alla riscoperta di valori dimenticati.
Il rischio di scrivere l’ennesimo articolo che parla di obiettivi, di cose vecchie da abbandonare e nuove da portare avanti per il nuovo anno, è altissimo. Basta andare in rete e troviamo una infinità di articoli copia e incolla che ripetono le stesse cose, in tutte le “salse”.
In questo articolo, vorrei affrontare un argomento in particolare e come mia abitudine, stimolare la riflessione su un aspetto che ritengo fondamentale per tutti noi; in questo caso la felicità.
Niente è più semplice ed allo stesso tempo estremamente complicato.
Vi siete mai chiesti perché i bambini siano sempre felici?
Fanno ciò che vogliono, quando vogliono, genitori permettendo. Ecco, siamo noi adulti che li “contaminiamo alle nostre regole”.
Qualcuno dirà: <<certo, mica hanno le nostre responsabilità>>, pensano “solo” a giocare.
Ma fermiamoci a riflettere, riescono a giocare e divertirsi anche con niente, con cose semplici.
Il nostro compito è quello di educarli, di responsabilizzarli e spesso complicargli la vita.
Quindi arrivano i primi voglio, ai quali si risponde con i devi.
Se vuoi qualcosa, devi essere disposto a fare qualcosa in cambio.
Se vuoi guardare la tv, devi prima ritirare tutti i giocattoli, solo allora sarai un bravo bambino.
I voti che prendiamo, i risultati che otteniamo sul lavoro, indicano ciò che siamo.
Per essere una persona importante, realizzata, felice, abbiamo bisogno di determinate cose: soldi, una bella macchina, una bella casa, un partner attraente.
Continuiamo a comprare cose, spesso inutili, per sentirci meglio con noi stessi e spesso nei confronti degli altri.
Eppure, ogni giorno abbiamo sotto gli occhi un’infinità di esempi di persone che all’apparenza avevano tutto, e nonostante questo hanno distrutto le loro vite e spesso anche delle persone vicine.
Ci hanno indotto a pensare che per ottenere certi risultati dobbiamo fare determinate azioni e solo dopo, possiamo raggiungere un determinato risultato.
Insegnano ai nostri figli ciò che è stato insegnato a noi, ma è tutto sbagliato.
Spesso pensiamo che solo nel momento in cui avremo soldi, tempo o un partner, potremo fare determinate cose e quindi essere felici.
Quando avrò soldi potrò comprare una casa, quando avrò tempo potrò dedicarmi a quel progetto fermo da anni, solo quando troverò un partner potrò sentirti completo.
Siamo ciò che facciamo, e ci può stare, ma dobbiamo imparare a fare determinate scelte in base a cosa o meglio, chi siamo.
E questo vuol dire invertire la piramide.
Non è l’avere che ti conduce all’essere, ma l’essere che ci porta l’avere.
Come evidenziato nella piramide rovesciata del paradigma della felicità, lo sforzo maggiore, l’impegno, risiedono nel capire chi siamo o meglio chi vogliamo essere e di conseguenza fare le azioni che ci porteranno ad un conseguente ed automatico risultato: l’avere.
Se ritieni di essere una brava persona, comportati come tale e vedrai che otterrai il rispetto di chi ti circonda.
Lo stesso concetto può essere applicato al successo, al denaro, all’amore.
Ma se aspetti di essere felice unicamente ottenendo certi risultati, tenderai sempre ad alzare l’asticella e passerai la vita da persona infelice, insoddisfatta. Ogni volta che raggiungerai un obiettivo, subito dopo ce ne sarà un altro ed un altro ancora, e non ti sentirai mai felice finché non li avrai raggiunti.
Marzullo direbbe: “È ciò che desideri a condurti alla felicità o è la felicità che ti porterà ad ottenere ciò che desideri? “
Non esiste una risposta giusta e una sbagliata, tantomeno una vita perfetta, esiste la vita che ognuno di noi ha scelto di vivere.
Buon 2023 a tutti
Roberto Chessa
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