Figura mitologica, un mix tra il Rag. Fantozzi ed il Mago Otelma, il commercialista è quel professionista al quale viene affidata la gestione della nostra dichiarazione dei redditi, ed in alcuni casi, vengono richiesti pindarici giochi di prestigio.
Con l’avvicinarsi della fine dell’anno tutti noi diventiamo commercialisti della nostra “IO S.p.A.”, solo che a differenza del “tradizionale” consulente che elabora costi e ricavi, a noi nessuno ha insegnato come valutare e pianificare la nostra vita, in maniera oggettiva, così come è possibile fare con i numeri.
Tempo di bilanci, dei buoni propositi spesso messi da parte a fronte delle vicissitudini e pressioni.
Gli ultimi anni per molti di noi sono stati un banco di prova molto impegnativo, sia dal punto di vista professionale, quanto personale.
Per qualcuno la pandemia è stata l’occasione per amplificare l’innata attitudine alla “lamentela”, mentre per altri l’opportunità per rimettersi in gioco, davanti a cambiamenti forzati delle abitudini e alla riscoperta di valori dimenticati.
Il rischio di scrivere l’ennesimo articolo che parla di obiettivi, di cose vecchie da abbandonare e nuove da portare avanti per il nuovo anno, è altissimo. Basta andare in rete e troviamo una infinità di articoli copia e incolla che ripetono le stesse cose, in tutte le “salse”.
In questo articolo, vorrei affrontare un argomento in particolare e come mia abitudine, stimolare la riflessione su un aspetto che ritengo fondamentale per tutti noi; in questo caso la felicità.
Niente è più semplice ed allo stesso tempo estremamente complicato. Read more
Prendi un dipendente, trattalo male, lascia che ti aspetti per ore, allora si vedrai che ti rispetterà!
Ammettilo, probabilmente avrai letto queste parole canticchiando.
No, non è il “teorema di Ferradini” applicato al mondo del business, ma purtroppo, uno dei tanti luoghi comuni che allignano tra le pareti stanche di alcune aziende italiane.
La teoria secondo la quale il datore di lavoro non può permettersi di essere gentile ed empatico con i propri collaboratori, altrimenti se ne approfittano.
Il “vero imprenditore” deve avere il pelo sullo stomaco!
Basta con questi stereotipi, vecchi e lontani, come i tempi dei galeoni e degli schiavi rematori.
L’imposizione gerarchica spesso porta ad un conflitto distruttivo, minando il lavoro di squadra, limitando la comunicazione efficace.
I leader non diventano grandi grazie al potere, ma usano la loro posizione, le loro relazioni, la loro produttività, per investire nei collaboratori e svilupparli finché possano diventare leader a loro volta.
La pandemia oltre ad aver generato una incredibile accelerazione tecnologica, ha amplificato l’importanza dei valori e delle relazioni umane. Questo ha avuto le sue ripercussioni positive anche in ambito aziendale, dove le aziende stanno riscoprendo l’importanza della valorizzazione delle risorse umane. Read more
Sheep marketing ! Siamo tutti un branco di pecore, o come direbbe Sgarbi, delle capre.
Eppure, contrariamente a quanto si pensa, le pecore sono esseri intelligenti e molto sensibili, oltre che ottime osservatrici; reagiscono positivamente agli umani che sorridono e riconoscono le espressioni tristi.
Quindi probabilmente le vere pecore siamo noi, che abbiamo perso il raziocinio che spesso contraddistingue l’essere umano dal mondo animale.
Perciò chiedo ufficialmente scusa a questi splendidi esseri viventi, che utilizzerò come stereotipo o meglio ancora come metafora, per andare ad approfondire l’argomento di questo articolo.
Perché scegliamo un ristorante dove dobbiamo aspettare per ore, in piedi, magari al freddo o sotto il sole, prima di trovare un tavolo, rispetto all’altro di fianco semi deserto?
Bhè se è vuoto ci sarà un motivo, direte voi. Salvo poi un giorno, per caso, trovarci costretti a consumare li un pasto, e renderci conto che il cibo è di qualità superiore, il personale è più gentile, e si spende anche meno.
E allora perché questo è vuoto e l’altro è sempre pieno?
“Avere un prodotto di qualità non basta se le persone non lo sanno e se non siamo in grado di comunicarlo nel modo giusto”.
Oggi siete testimoni della nascita di un nuovo termine, lo sheep marketing. Read more
Il prodotto non conta, chi sa vendere, sa vendere. Un bravo venditore è in grado di vendere il ghiaccio agli eschimesi.
Quante frasi e luoghi comuni si trovano sul ruolo del venditore.
Foto di www_slon_pics da Pixabay
Negli ultimi anni il mondo è cambiato e con esso le modalità di acquisizione e gestione dei clienti.
Dal venditore abile “manipolatore”, oggi siamo passati al commerciale tecnico emozionale.
Conoscenza del mercato, del prodotto, della concorrenza e soprattutto, capacità di entrare in sintonia con il cliente e fornire quel valore aggiunto che sino ad oggi troppo spesso viene meno.
Un mantra degli anni 80 affermava che “chi domanda comanda”, oggi posso affermare in base all’esperienza di oltre 20 anni sul campo, che chi domanda comprende, e chi comprende vende.
Ma per tornare alla domanda: quanto conta avere alle spalle un’azienda solida ed un prodotto vincente?
Nel medio lungo termine è fondamentale, per chi vuole diventare un punto di riferimento per la propria clientela ed essere riconosciuto dal mercato come un professionista.
Quando ho iniziato a vendere all’inizio degli anni 90, ti davano un blocco di copia commissioni e via a macinare chilometri.
Molte aziende ancora oggi sperano di trovare un venditore in grado di “aprirgli il mercato” senza dare niente in cambio oltre la dovuta provvigione.
Un venditore oggi ha bisogno di altro. Di sapere che dietro c’è un’azienda in grado di supportarlo, di farlo crescere professionalmente, economicamente ed umanamente.
Per questo motivo quando si valuta un nuovo mandato gli aspetti da prendere in considerazione sono molteplici.
E il prodotto?
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